lunedì 26 ottobre 2009

Aspetta un attimo che alzo la voce


Venerdì scorso, tardo pomeriggio, ufficio di Milano. Con il cervello avvolto dalla nebbia meneghina, anche i concetti più semplici appaiono vette intellettuali irraggiungibili. Il sottoscritto decide perciò di utilizzare la tecnologia per ottenere delucidazioni direttamente da Zurigo. Prima, però, vediamo se la persona in questione è raggiungibile telefonicamente e non è, invece, in ritiro spirituale pre riunione. Apro una conversazione in Skype. Lei la chiamerò X. Avrei potuto chiamarla anche A o B, ma volevo far vedere che conosco le lingue straniere.

D: Posso chiamarti X?
X: ?????
X: Con il Telefono?
X: Con Skype?
D: In ufficio
X: A voce?
D: So che ti chiami X

Ammetto che la costruzione di una frase ha una sua logica che io, purtroppo, non conosco.

X: Da Milano è difficile che ti senta
D: Porc…

Il dialogo è sospeso tra ironia, surrealismo e stanchezza del fine settimana. Ogni riferimento a fatti realmente accaduti o a persone realmente esistite o esistenti è puramente casuale. Nessun animale ha subito maltrattamenti nella realizzazione di questo post.


lunedì 19 ottobre 2009

Il piccione e il viaggiatore

Vorrei tornare un momento sull’argomento piccione. La scorsa notte, stimolato dal gelido freddo di una stanza priva di riscaldamento in una Zurigo sotto zero, ripensavo al prodotto interno lordo e pure netto che il volatile immondo, qualche giorno fa, ha depositato sul mio balcone. Ora, è nota la componente acida del guano – pensate alle scagazzate statue milanesi –, tant’è che la mia immediata azione igienizzante ha impedito all’escremento diabolico di creare un buco nero che avrebbe potuto risucchiare l’intera Svizzera, cioccolato compreso. In un certo senso, sono un eroe, ma la mia proverbiale modestia limita ogni tentativo narcisistico di autocelebrazione. La domanda è: ma cosa mangiano questi piccioni? Hanno il colon irritabile? L’intestino pigro? E poi, li avete visti? La maggior parte sono obesi, deambulano con difficoltà, hanno il doppio mento e si librano in volo a fatica. Sono un problema per la società: qui urge del sano Bifidus Actiregularis e movimento, vo-la-re!

Quante probabilità ha un milanese trasferitosi a Zurigo di incontrare a Londra delle ragazze milanesi conosciute una notte a Zurigo? Visto che la domanda è discretamente retorica, vi farò quest’altra: quante probabilità ha un milanese trasferitosi a Zurigo, poco dopo aver incontrato delle ragazze milanesi conosciute una notte a Zurigo, di essere approcciato in una pista da ballo – “pista da ballo” è veramente un termine poco gggiovane” – da una ragazza che lo molesta sessualmente per un paio di ore e, una volta placato il suo appetito amoroso, scopre essersi appena trasferita da Zurigo, sua città natale? Chiaro che il milanese in questione non devo essere per forza io. Magari un amico. Anzi, ho un cugino che…


Discorso in inglese. Circa.
“Quanti anni hai?”
“Trentatre”
“Trentatre? Wow, e come fai ad avere ancora un fisico così alla tua età’?”

Be’, cosa avrei mai potuto rispondere?

“Me l’hanno conservato in una teca fino a stamattina: in giro dovrebbe esserci anche Tutankhamon!”

martedì 13 ottobre 2009

Che stronzo!

Dicono che è colpa dell’aria fredda proveniente dalla Russia. Dicono. Dicono che durerà almeno fino a venerdì. Dicono. Insomma, fa un cazzo di freddo. Non so dove stiate voi, ma qui a Zurigo significa cinque, sei, sette gradi di massima e la colonnina del termometro sotto lo zero di notte. Figuriamoci se i maniacalmente precisissimi sfizzeri decidono di anticipare l’apertura degli impianti di riscaldamento: meglio ghiacciare che sgarrare. Ieri sera, in effetti, in casa mia si avvertiva una certa brezzolina, anche se poteva darsi benissimo che i brividi fossero provocati dalla visione di Porta a Porta. Nel dubbio, ho cambiato canale e ho pensato bene che fosse il caso di chiudere le persiane. Sprezzante del pericolo, coperto solo di un bue e un asinello che mi alitavano addosso, sono uscito del balcone, deciso a compiere la mia missione. Fuori, silenzio. Freddo. Buio. Mentre spostavo la persiana, mi è sembrato di scorgere qualcosa muoversi. Mi sono voltato e sul tavolo, appollaiato, c’era un piccione. Un piccione?! Sul mio tavolo?!! Ho sfoderato immediatamente le mie tecniche di combattimento mortale e il piccione, pavido e codardo, ha sbattuto le ali e se n’è volato via. D’altronde, quando ci si trova davanti a David Albert Rosenberg, non si può agire altrimenti. Poi, il mio sguardo è stato attirato verso il basso: eh sì, quello che occupava abusivamente buona superficie del balcone era proprio un gigantesco, schifosissimo stronzo. Uno stronzo colossale. Uno stronzo che, fidatevi, così non lo avete mai incontrato, neanche in ufficio. Ho pensato al piccione. Ci ho pensato e mi son detto che se avesse fatto “muuuuuu”, ecco, non avrei avuto nulla da ridire.

martedì 6 ottobre 2009

Io e tettesco ezzere cozì, ja!


Stamattina, a lezione di tedesco, non eravamo molti. Tre, contando l’insegnante. Dei due studenti, uno si chiamava David, e l’altro ero io. Anzi, l’altro era Devid, io uguale ma David. In pochi secondi siamo stati ribattezzati David eins e David zwei, il che non lo trovo giusto perché, essendo io più vecchio, non mi meritavo di certo il titolo di clone della giornata. La lezione è densa: si scrive, si legge, si conversa e tutto incredibilmente in tedesco. O quasi. A un certo punto però… i nostri cervelli ricevono un terribile colpo di arresto. Uno stop. Una Caporetto neuronale. “Er ist sehr berühmt”: non ce la possiamo fare, davvero. Io alzo bandiera bianca. David, anzi Devid, pure. La frase è oscura, misteriosa. Forse subdola. Cosa vorrà mai significare? Lei prova a spiegarcelo: Michael Jackson era berühmt. Mhh… Michael Jackson… era tante cose… berühmt… ce l’ho sulla punta della lingua, ma mi scivola sull’umlaut. La nostra insegnante, però, è una tipa tosta e non demorde: Obama è berühmt.


“Ahh, ja ja!!!”, esclamo, in preda a una non comune euforia, ma si sa, il lampo di genio produce questi effetti. “Berühmt ist black!”. Nero!!! Facile: Michael, Obama. Taac!


Lei mi guarda e viene colta da riso isterico, singulti, lacrime. Credo che ora sia in qualche reparto con una flebo nel braccio.


“Nein”, dice, con la bocca che nel frattempo è diventata un raccoglitore per le lacrime, “berühmt ist famous”. Famoso.


Eh già, sono proprio un idiota: Obama è abbronzato e poi, diciamoci la verità, che, Michael Jackson era nero?!!