mercoledì 23 gennaio 2013

Nuotarte: dallo stile (libero) classico a quello surrealista

Da quando mi sono trasferito a Zurigo, il primo marzo del 2009, ho cambiato tre piscine. La prima mi stava stretta, la seconda era troppo umida e l'ultima me la sono dovuta tenere perché non la volevano più indietro. C'è chi cambia l'olio alla macchina, chi cambia pettinatura e chi cambia idea. Io, in balia di un'abitudinaria quotidianità che mi semplifica le difficoltà del vivere in questo strano pianeta, cambio solo piscina. Come un cane da tartufo, seguo gli olezzi di cloro che il vento zurighese disperde per la città, alla ricerca di almeno venticinque metri in cui flagellare il mio corpo con gli allenamenti concepiti da una mente sadica il cui fine è ridurre l'essere umano a una larva primordiale incapace di intendere e di volere.


Hallenbad City. Si chiamava così, almeno fino a quando la chiusero, nel maggio del 2010. Ristrutturazione. Una piscina di cinquanta metri nel centro della città. Salivo sul tram e in neanche dieci minuti il tram mi scaricava proprio lì davanti. Hallenbad City. Dai bocchettoni dell'acqua uscivano getti così potenti che, quando nuotavo a rana, sembravo un salmone che tenta di risalire il fiume contro corrente. Hallenbad City. Quanti ricordi. Per esempio, quella volta che… Quante risate. E quando invece… Non me lo potrò mai scordare. E infine quando… Ma perché vivere nel passato. Hallenbad City. Dovrebbero riaprirla a breve. La data prevista era lo scorso luglio. Che divenne ottobre. Poi dicembre. Ora sembra per l'anno nuovo. Chissà cosa ne hanno fatto della precisione e della puntualità elvetica. Però… due anni e mezzo di lavori… sarà un piscina incredibile. Il cloro saprà di fondue, le corsie saranno separate da intrecci di bratwurst e nel fondale dominerà un gigantesco Gruezi a ricordare ai bagnanti che, una volta toccato il fondo, c'è ancora lo svizzero tedesco.

E venne il tempo di Oerlikon. O Earlykon, anche se in successione temporanea viene dopo Hallenbad City. Una delle più belle piscine in cui abbia mai nuotato negli ultimi vent'anni. Da sobrio: una vasca di cinquanta metri a otto corsie, cronometri elettronici, vasca corta di riscaldamento, vasca per i tuffi, sauna. Qualcuno direbbe: zio, tanta roba. E tanta roba lo era davvero, anche nelle distanze. Per arrivarci, mi dovevo districare tra autobus, treni e ancora autobus. Aerei. Carovane di beduini. Anche Bear Grylls ha gettato la spugna. Una fatica. Trentacinque minuti di tragitto che, soprattutto d'inverno, rallegravano il mio umore rendendo gli allenamenti ancora più appassionanti. L'attesa dei mezzi. Il vento gelido che, con la sua morsa, liofilizza i tuoi testicoli, trasformandoti in un portatore sano di olive ascolane. Solo a ripensarci mi passa la voglia di praticare qualsiasi attività sportiva che comporti l'abbandono coatto del divano.

Mi ci sono voluti due anni e mezzo per scoprire che, a poche pedalate da dove vivo, c'è una piscina. Un piscina a formato d'uomo, l'uomo che sì, vuole allenarsi, ma, come direbbe una persona che conosco, un po' meno: la piscina di Altstetten. Perché tornare ad allenarsi in 25 metri, dopo mesi passati a galleggiare in vasche lunghe il doppio, significava conservare in parte quelle energie vitali che permettono all'uomo in buone condizioni fisiche di raggiungere una veneranda età prima di abbandonare questa valle di lacrime conosciuta meglio come C'è posta per te. La prima cosa che mi colpì fu il crogiolo linguistico che fece vibrare i miei timpani riemergendo dall'acqua, tra una serie della morte e l'altra: serbo, croato, russo, italiano, spagnolo, portoghese, turco, inglese e francese, parbleu. Gli svizzeri li si riconosceva dal fatto che non superavano mai, ma rimanevano in scia, ordinatamente. La seconda cosa che mi colpì fu un armadietto, che marcò il territorio sulla mia fronte, confondendomi le idee e lasciandomi per dieci minuti la profonda convinzione che l'Universo ha le sue leggi che nessuno rispetta. A parte in Svizzera.

E ora, dopo avervi annoiato già abbastanza, voglio prolungare la vostra agonia con una fondamentale digressione sui frequentatori delle piscine zurighesi, che possiamo suddividere in 7 principali categorie.

Il fenomeno

Paranormale, forse. A me pare più cha altro anormale. Aristotele ce lo ha insegnato, un campione in atto, ma non in potenza e se la potenza è nulla senza il controllo - dei movimenti -, possiamo capire molte cose. Il fenomeno arriva a bordo vasca con cervello sigillato dalla cuffia al silicone, svedesi da competizione, e, scrutando l'orizzonte, inizia un capillare riscaldamento di ogni parte del suo corpo, unghie comprese, che lo tiene occupato per almeno venti minuti. Osservandolo, si ha l'impressione di trovarsi davanti a una futura medaglia d'oro, Tuttavia, tale impressione dura solo fino al momento della sua entrata in acqua quando, stremato dai venti minuti di riscaldamento, inzia a mulinare le braccia simulando l'affogamento e lottando contro inesistenti correnti che relativizzano il concetto di spazio tempo. Nel senso: un tempo dilatato all'infinito per uno spazio percorso che tende verso lo zero. Massimo rispetto per l'erculea fatica, ma del noumeno acquatico è una mera ombra.

Lo staffettista

Vi controlla. Non ne sono sicuro, ma credo vi inciti pure. E appena toccate il bordo vasca, lui parte, flemmatico, un metro al minuto. Lo staffettista. Perché è l'unica cosa logica che mi viene in mente: visto che, ogni volta che sto per invertire rotta, lui scatta, devo pensare che la sua sia una missione: una staffetta per dimostrare al mondo la sua capacità di ammorbare l'esistenza al prossimo. Il testimone è la pazienza, che prende e si porta via, inesorabilmente. L'unica strategia che funziona è quella di stringere in arrivo e virargli praticamente addosso, impedendogli ogni via di fuga. Infatti, lo staffettista serio ha un sorriso a dodici denti. Gli altri sono tutti attaccati ai miei piedi.

Il ranacoluto

Non è un essere umano, ma una figura retorica usata dai gestori delle piscine per ottenere un effetto. L'effetto rompicoglioni. Si distingue per il fatto di nuotare nella corsia veloce solo e sempre a rana, una rana priva di qualsiasi propulsione, rompendo così una regolarità instauratasi nella corsia stessa. Il ranacoluto, nella fase di spinta, ha un'apertura di gambe tale che rende impossibile ogni tentativo di sorpasso e, meglio di una palla da bowling, fa cadere come birilli tutti i prodi che ne azzardano uno. Il ranacoluto è una minaccia all'incolumità del nuotatore e deve essere educato a suon di alabarda sui denti.

Il Don Giovasca

Conosce solo uno stile: lo squalo. Sì, perché il Don Giovasca è un predatore che fende le acque solo in cerca di cibo. Tra una pausa e l'altra, ci infila un 50 metri che lo salva dall'ipotermia. Per il resto, trascorre il suo tempo ad affinare le sue tecniche di seduzione e a mostrare i pettorali gonfiati da ore di palestra. Un personaggio tendenzialmente inutile, ma innocuo. Se non si è dotati di un paio di voluminose tette.

L'oracolo di Delfino

Chiedetegli i tempi della prima batteria alle semifinali dei 100 stile libero, Olimpiadi di Londra. Lui li sa. L'alimentazione più adatta per un nuotatore? Ve ne può parlare per ore. A2, B1, C3? Niente colpito e affondato, ma potrebbe scrivere un trattato sulla tolleranza al lattosio, l'unica tolleranza che conosce, perché lui, l'oracolo di Delfino, è un intollerante vero. Un talebano della nuotata. Evitate di nuotare nella sua stessa corsia se non sapete come fare una virata decente e se, per percorrere 50 metri, non riuscite a scendere sotto la soglia dei 40 secondi: l'oracolo di delfino, dall'alto della sua trentennale esperienza da nuotatore, vi urlerà in faccia come il sergente maggiore Hartman, facendovi maledire il momento in cui avete deciso di fare due bracciate nella 'Tempo' solo perché, alle sette e mezza di sera, era l'unica corsia in cui nuotassero meno di dieci persone alla volta. Se invece avete l'allungo vincete, troverete in lui un ottimo compagno di allenamento, il classico tizio che vi dice 'Non ce la faccio più' e vi infila altre 6 serie da 400 metri. Un nuota-toro.

Il dorso bruno

Un mammifero di almeno novanta chili a cui piace galleggiare con la faccia rivolta verso il soffitto. L'orientamento non è il suo punto forte: nuotando, si fa per dire, a dorso, con la famosa grazia tipica dell'elefante nella stanza di cristalli, percorre in diagonale almeno tre corsie. Quando, per una congiuntura di eventi a me ignota, non terrorizza mezza piscina, se ne rimane nella sua, di corsia, impegnato in uno slalom virtuale il cui fine, credo, sia uccidere più persone possibile. La mia descrizione può forse farvi abbozzare un sorriso, ma vi assicuro che è un personaggio temibile e io ho potuto farne esperienza diretta più di una volta: un paio di manate in faccia e il tentativo, riuscito solo in parte, di sradicarmi un testicolo. Mandiamolo in letargo.

Lo stile delle libertà

Signore con la testa sempre fuori dall'acqua. Ragazzi che pedalano su inesistenti biciclette. Uomini con un certo portamento che nuotano a quattro zampe, la lingua di fuori, risparmiandovi solo lo scodinzolio. Movimenti spastici che qualcuno ha il coraggio di definire stile libero - a mio parere, decisamente troppo libero. Tutto questo e molto altro è possibile osservare nelle corsie uno e due, sapientemente unite da menti esperte per ricreare il brodo primordiale, un tempo lontano, quando ancora non esisteva il tempo e, soprattutto, il nuoto. Lo stile delle libertà, recintato dal bordo vasca e da una delle corde di corsie, non crea particolari problemi, a parte nell'imbarazzo negli occhi di chi guarda. La sciagura, che potrebbe essere evitata da bagnini solerti, se ce ne fossero, avviene quando uno o più individui sconfinano dal loro paradiso terrestre in cerca della vera conoscenza. Fu così che nacque l'ingorgo, amen.

Bene, credo di essermi dilungato abbastanza. Aggiungo solo che questo sabato 19 gennaio dell'anno domini 2013 Hallenbad City, dopo più di due anni e mezzo di chiusura, ha riaperto. E io non ho mancato l'appuntamento: costume, cuffia, occhialini e via, sotto la doccia. La piscina? E chi l'ha vista. Però le docce sono molto belle. Buona settimana a tutti!