lunedì 25 novembre 2013

Dankeschön und Bitterol




Lo temevo. Il giorno del giudizio. Ero sicuro che, se mai fosse arrivato, sarebbe stato durante quel fine settimana berlinese dei primi di novembre, durante i festeggiamenti del quarantesimo di Lord-enzo, ex L della mitica accoppiata L&L. Poi, le cose sono andate diversamente. Mr X ha dovuto privarci della sua demoniaca presenza e al mondo è stato concesso qualche altro anno in più di tranquillità. Bisognerà in ogni modo verificare i danni provocati dall’uso smodato del Bitterol. Ma ogni cosa a suo tempo. 

Venerdì 8 novembre 2013

Finalmente tutti a Berlino. Antefatto: Lord-enza, l'anima gemella del festeggiato, la temeraria che mostrò la virtus del suo medio a babbuzzo pazzo grosso - il buttafuori del Nam Long, un bipede ottenuto incrociando un'escavatrice con un autobus londinese a due piani - e ne uscì miracolosamente integra, la marchigiana che seminò il panico allo Zukunft e che venne riportata alla calma solo quando le spararono a distanza di sicurezza dei sedativi per elefanti, ecco, quella Lord-enza è l'organizzatrice della festa a sorpresa. Questo solo per spiegarvi come mai, dopo un fitto scambio di mail, l'NSA abbia consigliato alla Casa Bianca un eventuale intervento preventivo nella capitale teutonica.

Per me tutto ha inizio dalla stazione centrale, la Hauptbahnhof - se lo pronunciate giusto, il nome, vi regalo l'abbonamento al 'Corrierino dei pingui', diretto dal mio amico, il pettinato più pingue di Milano, che evito di nominare perché se no gli si alza il colesterolo. Sono in attesa di J, la bionda caucasica che da più di un anno mi segue come un'ombra e va in giro a dire ai miei amici di essere la mia ragazza. Quanto male c'è nel mondo. Mi vibra qualcosa e, poiché sono un intuitivo, propendo per il cellulare. Difatti è J, che mi avverte di un ritardo del treno di circa venti minuti. Come un monaco zen, trovo una panchina e mi siedo nella posizione del cilotto, assumendo le sembianze del robboso di belle speranze sotto l'effetto di uno di quei cannoni che rendono il mondo esterno totalmente accessorio. Intanto, i minuti passano, e da venti siamo già a trenta. Quaranta. Cinquanta. Saper contare ha i suoi vantaggi. Finalmente, un'ora e dieci di ritardo dopo, il treno fa il suo mesto ingresso in stazione. Mi infilo in un forno a microonde per lo scongelamento istantaneo - i privilegi dell'autunno temperato mesotermale, l’ho letto su wikipedia -, agguanto quella che si spaccia per mia dolce metà e ci infiliamo nel primo taxi disponibile. Il tassista è un tizio loquace che centrifuga tutte le parole con il suo accento di Berlino downtown, azzerando ogni mio tentativo di seguire un filo logico. Pare che dica cose divertenti, perché la mia ragazza ride, lui ride, lei ride e lui ride. Rido anche io, ma solo alla fine, quando è J a pagare tragitto più mancia.

Gli appartamenti affittati sono due, zona Mitte. Se non conoscete la città, vi dico che è una zona che gli anglofoni e i milanesi malati di anglofonia definirebbero cool - che poi, a furia di utilizzare tutti questi anglicismi ti viene anche un po' voglia di prenderli per il cool. Entriamo nel palazzo e, grazie al nostro spiccato senso di orientamento, vaghiamo tra l'androne e il cortile, incapaci di intendere e di volere. Fortuna che ci sono le mappe di Google. Facciamo il nostro ingresso trionfale, e ad attenderci, con dei calici pronti per l'uso, ci sono S e K, arrivati in mattinata da Zurigo dopo otto ore di treno perché S sarà pure italiana, ma lei, al volare nel blu dipinto di blu, preferisce il sicuro viaggiare quaggiù, d'istinto quaggiù. Brindiamo e beviamo, mentre il soggiorno si riempie di amici, amici di amici e amici di amici di amici. Ed eccoli, tutti i protagonisti:

2 simpatiche coppie di amici di Lord-enzo – in realtà sono 3, ma la terza sbarcherà a Berlino solo il giorno dopo
Lord-enzo e Lord-enza
L di L&L, l'altro, con EL. D' ora in poi saranno L di EL&L e EL di L&EL
M, l'altro atesino - detto così perché l'onore del primo alto atesino, in questo post, va al festeggiato
V, detto Vierino per ragioni ai più ignote
P, lo spagnolo più svizzero che conosca
K, il vichingo di Muggiò, e piccola S
J e il sottoscritto

La prima tappa della serata è un locale dove sembra si mangino gli hamburger più buoni di tutta Berlino. Vi arriviamo dopo aver attraversato un parco immerso nell'oscurità, lasciandoci dietro un rave, spacciatori di vario genere e loschi individui - anche se pare che gli ultimi facessero parte della compagnia. Il locale è pieno, ma Lord-enza ha prenotato un tavolo, quindi vengono evitate scene di panico del tipo sono le dieci e mezza e se non mi danno da mangiare facciobbrutto. Una volta in postazione, incomincia il grande afflusso di boccali di birra. Poi, arrivano gli hamburger. Degli hamburger giganti. Degli hamburger giganti con contorno di un chilo di kartoffeln a testa. Ero pronto a tutto, ma non a questo. Il primo morso non si scorda mai, soprattutto quando, visto le dimensioni del panino, ti procura una lussazione della mandibola. Morso tuo, vita mea credo venga da qui. E poi ci sono le patate. Non finiscono mai. I più si arrendono, lasciando il piatto pieno di quella cornucopia di tuberi. Io no: il condizionamento psicologico di mia madre, quello del piatto pieno e dei bambini in Africa che muoiono di fame, non mi lascia scampo. Così, alla fine, sul mio piatto non rimane nemmeno una briciola. E la mia coscienza trova pace. Non la pancia: le visioni mistiche causate da una digestione claudicante mi tormenteranno per ore. Nel frattempo ci raggiunge P, fotografo ufficiale di questo fine settimana: il suo aereo è arrivato in ritardo perché, una volta raggiunta la meta, è stato costretto a un inaspettato giro turistico di Berlino. Questo è il chiaro zampino dei servizi segreti, il cui fine era non far decollare la nostra serata impedendo l'atterraggio del volo. P è l'unica persona, oltre al sottoscritto, che riesce a ingurgitare l'abnorme quantità di kartoffeln mantenendo ancora un aspetto vicino all'umano. 

Una volta che la missione pance piene è completata, si passa all'altra parte del piano: portare Lord-enzo in uno dei luoghi da lui più detestati, il karaoke, e costringerlo a salire sul palco per dare prova delle sue inesistenti doti vocali. Quando si vuole bene a una persona. Purtroppo il piano fallisce perché la lista di inetti che adorano mettersi pubblicamente in imbarazzo è lunga come le cifre decimali del pi greco. Anche le stanze dove è possibile cantare limitando il ludibrio all'intimità del circolo di amici sono tutte occupate. Non ci resta che gettarci a capofitto in quello in cui eccelliamo: la trasformazione in aspira alcol, la trasmutazione in idrovore di bicchierini. La fatica più grande è affrontare lo shot di rum al 75%, di cui ignoravo l'esistenza. Infatti, tutt'ora dubito che esista, ma eclissiamo i quesiti esistenziali ingurgitando l'ignota sostanza in un colpo solo. Reggiamo la botta, anche se sospetto che i nostri organi interni siano rimasti completamente carbonizzati. Tuttavia, il locale rimarrà impresso indelebile nella nostra memoria non per l'intruglio esplosivo, ma per la presenza di due personaggi inquietanti: il rimorchiatore folle, un energumeno dallo sguardo allucinato che menava fendenti con quello che a me sembrava uno scacciamosche e che cercava di accoppiarsi con qualsiasi ragazza avesse la sfortuna di rimanere almeno per cinque secondi sola nella pista; la psicospastica, uno strano esemplare del mondo femminile che, accompagnata da movimenti spastici, si contorceva su se stessa nell'illusione, tutta sua, di seguire con movimenti artistici il ritmo delle canzoni, mentre ai nostri occhi era chiaro che la ragazza aveva fatto abuso di kartoffeln nel nostro stesso ristorante. 

La notte, purtroppo, è ancora lungo. Ci attende l'ultima fatica prima del ricongiungimento con il talamo: il clubbing. E sì, perché se non fai clubbing a Berlino, non sei trendy, sei out, non sei cool, e se non sei cool, poi ti prendono per il cool e torniamo all’inizio del post.  Qui devo registrare amaramente le prime defezioni: le coppie di amici ci avevano già salutato dopo cena, avvertite in anticipo del probabile epilogo della serata dalla CIA, pronta a tutto pur di evitare il possibile tracollo europeo a causa della formazione di improvvisi buchi neri alcolici; M, l'altro atesino, si ritira, perché la presenza contigua di due alto altesini in un club di Berlino è vietato per legge; S e K se ne vanno perché non ricordano più il motivo della loro presenza; L di EL&L e EL di L&EL ci salutano perché seguono un rigido rituale dell'accoppiamento. Perciò, rimangono Lord-enzo e Lord-enza, che con il pieno di gasolio possono andare avanti due giorni; P, che essendo iberico inizia solo ora a svegliarsi; J, che ha già dato il suo beneplacito al proseguimento della festa; io, che di mia spontanea volontà obbedisco agli ordini di J; e Vierino, al quale va la menzione d'onore: un uomo che è da anni allo stato terminale dell'indipendenza alcolica e che, nonostante questo, infischiandosene del nostro barbugliare galoppante, decide di restare fino alla fine, a fianco del suo amico. Mi viene il sospetto che sia stato colpito nuovamente da omosessualità fulminante, ma il dubbio non fa tempo ad insinuarsi dentro di me che siamo già arrivati.

Kater Holzig. Giuro, non è una parolaccia, ma il nome della discoteca. Attendiamo pazientemente in fila, mentre orde di zombie attirati dalle sonorità elettroniche provenienti dall'interno vengono rimbalzate senza pietà dalla selezionatrice. Quando arriviamo davanti, tiriamo fuori il poker d'assi: siamo qui per festeggiare i quarant'anni del nostro compare di avventure. Lei fa sì sì e poi chiede a Lord-enzo la carta di identità. Gli italiani vengono preceduti sempre dalla loro buona fama. Risolte le pratiche burocratiche, ci inoltriamo in questa specie di stalla elvetica piena zeppa di vacche, tori e buona musica spacca timpani. Di un guardaroba, neanche l'ombra, così iniziamo la nostra personale sauna trasudando spirito in abbondanza. Dopo due o tre giri di danza, ci facciamo largo nella folla e raggiungiamo la console, dove finalmente possiamo appoggiare le giacche. Il ripiano è inclinato e assistiamo a vere e proprie scene di equilibrismo, con il più degli avventori che non si rende conto di questa proprietà fisica e cerca invano di riporvi i bicchieri vuoti che, puntualmente, si sbriciolano giù al suolo. Un tale se ne sta dietro di noi, immobile. Gli schiocco le dita davanti al viso, ma nessuna reazione. Provo con una vasectomia, ma niente. Una statua. Allora, mi focalizzo su Vierino, al centro dell'attenzione, essendo l'unica persona a indossare una camicia. Qualcuno gli si avvicina e gli domanda cosa mai sia quella strana maglietta con le maniche lunghe e i bottoni; altri sono convinti che sia un tatuaggio tribale. Una ragazza si innamora perdutamente di lui e lo omaggia con dei coriandoli. Nessuna reazione e quindi il sospetto iniziale mi si ripresenta, ma rafforzato dall'evidenza - Vierino si difende attaccandosi a improbabili fattori estetici della fanciulla che non raggiungerebbero gli standard minimi, ma la legge del dopo le tre vai bene anche te è universale. 

Tutto questo movimento ha messo in stato di agitazione la mia non più giovane vescica. Devo raggiungere un orinatoio il prima possibile, altrimenti potrei non essere più in grado di rispondere delle mie azioni. Fendo la pista con un machete, atterro un paio di persone con dei placcaggi da manuale e in soli venti minuti raggiungo il bagno, che scopro essere misto. E, quando dico misto, intendo una fila di donzelle che attendono che i loro sanitari appositi si liberino mentre i maschietti, schierati davanti all'orinatoio a parete, provano a liberarsi di quello che non riescono più a trattenere. Così, da un lato abbiamo uomini grandi e grossi che, sotto l'occhio incuriosito di ragazze più maliziose di altre, hanno un blocco psicologico che cercano di risolvere immaginando dentro di loro lo scrosciare di maestose cascate; dall'altro, signorine ignare che, una volta entrate in questo girone dantesco e resesi conto della situazione, fuggono via inorridite. In mezzo, ci sono io, forte della massima Ubi maior, minor cesso, tetragono a ogni tentativo di pressione psicologica: potrei espletare il tutto anche se iniziassero a riprendermi con una telecamera e mi chiedessero di fischiettare la quinta di Beethoven. Con qualche fluido in meno, abbandono Sodoma e Gomorra e ritorno da dove me me ero venuto. Il tipo immobile è sempre lì e ancora immobile. Devono averlo scambiato per un attaccapanni, a giudicare dal numero di giacche che gli pendono dal naso. E, mentre cerco un defibrillatore, avviene il numero circense della serata: un uomo, un uomo senza paura, sfida la sorte ed emerge da un  compatto mucchio di persone reggendo quattro cuba libre. Quell'uomo, signori, ha un nome, un nome che dovete segnare e tramandare per generazioni: Lord-enzo. Applausi a scena aperta e contratto firmato in diretta con il Cirque du soleil.

I veri campioni sanno quando è tempo di ritirarsi. Ci avviamo all'uscita, mentre la folla omaggia ancora il fenomeno brizzolato. Cinque e mezza del mattino: meglio tornare nelle nostre catacombe, prima che le luci dell'alba ci inceneriscano. Saliamo, tramortiti, sul taxi e… e non abbiamo fatto i conti con l'oste. L'oste spagnolo, P, che posseduto da una vorace fame chimica, ci esorta a seguirlo in una scorpacciata luculliana. Vox clamantis in deserto, un deserto neuronale ormai devoto solo al culto di Morfeo. Perciò, decliniamo l'invito. P la prende bene, tira il freno a mano bestemmiando in svizzero tedesco e si fa lasciare davanti a un Burger King. E con questa immagine, di canini che triturano orde di double whopper, vi lascio anche io. Scrivere questa prima parte mi ha spossato. Ho bisogno di energie. Meno male che hanno inventato i kartoffeln. Buona settimana a tutti e al prossimo episodio!