L’avambraccio – che, a meno che non siate nati a Černobyl' nel 1986, è quell’arto compreso tra gomito e polso – è piegato e forma un perfetto
angolo di novanta gradi con il braccio; il palmo della mano è rivolto verso l’alto. O verso il basso, a seconda.
Il polso ciondola, inerte, senza vita. No,
non ci troviamo in piazza del Duomo e su quell’avambraccio non è appollaiato uno stuolo di piccioni cagatori pronti a essere sfamati con briciole, noccioline e cassoeula. No, quello che vi trovate davanti è il
tipico esemplare di femmina milanese. Dall’avambraccio, infatti,
penzola in genere una griffatissima borsa capace di contenere un intero gurdaroba.
Una volta si usava la spalla per trasportare borse, borsette e borsoni. La spalla era fatta apposta per quello. La spalla era fatta solo per quello. Le più ardimentose si azzardavano ad usare la mano. Coraggiose. Poi… poi arrivò lei.
Paris Hilton, immortalata dai paparazzi. E scoppiò la moda. Ora, il problema è che la Hilton è un prodotto commerciale plastificato che serve a pubblicizzare la catena alberghiera omonima. Non è umana.
Il suo avambraccio è bionico: potrebbe attaccarci un’altalena con sopra un elefante cavalcato da Mike Tyson alla guida di un Hummere per lei sarebbe lo stesso. Riderebbe e continuerebbe a scoparsi mezzo mondo. È finta. Ma le ragazza milanesi? Le vedi che riempono le palestre, tirano su pesi, fanno pilates e tutto per cosa? Per far penzolare il borsone dall’avambraccio. Le vedi che si trascinano per la città, cercando di mantenere l’equilibrio e di non essere sopraffatte dal borsone.
È una lotta per la sopravvivenza della milanese dura e incazzosa, è la dura legge della griffe. Ma voi avete mai visto cosa c’è dentro a quelle Louis Vuitton ipertrofiche, a quelle pantagrueliche Prada, a quelle Marc Jacobs titaniche? Di tutto: libri, mazzi di chiavi, cani, lucidi da labbra,cellulari, sedie, barche a motori, il catalogo dell’Ikea. Pare addirittura che, una volta, una di queste borse sia stata
utilizzata come rifugio da Saddam Hussein. Insomma, bisogna avere il fisico. A volte, quando il caso lo richiede, il borsone si trasforma in una
borsetta mignon, quella per intenderci capace di ospitare solo la carta di credito, che tanto loro non usano mai. Con quella, cambiano aspetto: i lineamenti del volto si distendono, il fisico si rilassa, compare forse un sorriso. Scompare invece dalla faccia del compagno, che ha già capito come andrà la serata. Come sempre:
e io pago!
Non ho nulla contro borse, borsette e borsono, di marca o no. Semplicemente, non mi piace questa moda degli ultimi anni alla Paris Hilton. La trovo demenziale. Ho descritto la milanese perché è la tipologia di ragazza che conosco meglio, ma la globalizzazione non risparmia nessuno: stamattina, qui a Zurich, sceso dall’autobus, mi sono accorto di avere davanti a me un plotone di ragazzine starnazzanti. Starnazzanti alla svizzera. Tutte con il borsone. Sull’avambraccio. La differenza? Be’, sono quasi sicuro che qui in Svizzera, questa cosa, sia regolata da una legge. Buon fine settimana a tutti!
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