“Gentile Sig. Rosenberg, questo giorno le appartiene. Se lo goda appieno. Orange la augura buon compleanno.”.
Quando uno riceve sul suo numero svizzero un messaggio del genere, capisce che è arrivato. Comunque, quando è suonata la sveglia, ho sentito tutto il peso dei miei 33 anni. Alzarsi, lo ammetto, è stato faticoso. Mi ci è voluto circa un secondo più del solito. Sono cose che ti segnano. Fuori dalla mia stanza mi si presenta una scena apocalittica: polvere, roba accatastata dovunque, calcinacci, un paio di mutande che camminano. I picconatori, in una pausa di demolizione, si scambiano starnuti e frasi di circostanza in pugliese stretto. Mia madre sta parlando con un tizio alto, grosso e con la barba bianca che o è Babbo Natale o è il capo di tutta la baracca. Probabilmente è Babbo Natale. Di fianco a lui un ragazzo, quello delle porte. Cioè, si prende cura delle porte: le leviga, le pittura e le mette a letto dopo le otto e mezza.
“Tanti auguri, tesoro!”
“Grazie”, rispondo, con bacio, abbraccio e le palpebre ancora incollate.
“Cento di questi giorni”, mi urla il barba, felice come pochi ho visto a queste ore del mattino.
Ora, non ho ancora capito come prendere questo augurio. In teoria bene. Però… Cento giorni sono davvero pochi. Tre mesi e qualcosina. E poi? Ci ragiono su. Ho la tendinite a entrambi i polsi, una contrattura alla gamba sinistra e la sinusite: in questo caso cento di questi giorni sono davvero una enormità.
E giungiamo all’epilogo, perché c’è sempre un epilogo. Come mi faceva notare prima l’amico Freddi, qualcuno, molto tempo fa, a 33 anni suonati, resuscitava. E questo mi porterebbe a fare alcune considerazioni. Diverse. Per esempio, che Alessandro Magno, a 33 anni, concludeva a Babilonia la sua avventurosa vita. E Mozart componeva i suoi ultimi capolavori, Schubert, Keats e Shelley manco ci arrivavano e un tale che mia sorella si ostina a chiamare papà diventava padre del sottoscritto e prendeva la sua seconda laurea. Considerazioni, pensieri. Così penso, e penso, e penso ancora, e… e tutto sommato, riflettendoci bene, non posso affatto lamentarmi: io, almeno, ho gli auguri della Orange…
Tanti auguri a me e a tutte le persone a cui voglio bene.
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