Tra il XVII e il XIX secolo andava di moda, tra i ricchi e giovani aristocratici inglesi – ma non solo –, il così detto Grand Tour, che era una specie di Inter Rail dell’epoca (l’Italia era una delle mete preferite) che aveva lo scopo di perfezionare l’educazione dei rampolli europei. Oggi, più che altro, il nome indica il peregrinare dei giovani e annoiati borghesi da un bar all’altro della città. In questo caso lo scopo del Grand Tour è nel non avere uno scopo o, se ce l’ha, è nella stessa parola ‘scopo’, ma come prima persona presente indicativo. Ed è proprio a questo girovagare alcolico eravamo dediti, la scorsa notte, L di L&L e io, anche se noi, uno scopo, ce l’avevamo eccome e si chiamava Zukunft, agorà contemporanea di chi ama essere avvolto per quattro o cinque ore da dense nuvole di fumo, adora farsi saltare i timpani con musica elettronica sparata con cannoni acustici e fa ritorno al sarcofago quando, all’incirca, in Nuova Zelanda hanno già cenato da un pezzo e, finito il film, tutti a nanna. Infatti, gonfi di birra e cuba libre, ci stavamo dirigendo verso la nostra meta quando, improvvisamente, notiamo un capannello di gente. Neanche tanto piccolo. Una vera e propria folla si sta concentrando in pochi metri quadrati. Avanziamo di qualche altro passo e vediamo una camionetta della polizia e quattro poliziotti in assetto antisommossa. Uno di loro sta parlando con un tizio pingue e dall’aspetto criminale che, deduco, sta dando informazioni. Un altro apre il bagagliaio della camionetta e tira fuori un fucile lancia lacrimogeni (a titolo informativo, questa è forse la zona a più alta densità criminale di Zurigo). Un fucile lancia lacrimogeni? Oh cazzo!!! Non faccio neanche in tempo a realizzare tutta la scena che dalla Langstrasse sbucano fuori altre due camionette che bloccano la strada. Ne escono una decina di agenti pronti alla guerriglia urbana. No, devo morire e non sono ancora riuscito a scoparmi Bar Rafaeli? Il bello arriva adesso. A pochi metri da noi, in mezzo a sbirri grossi come giocatori di rugby, ferma, immobile, viso carino ma espressione decisamente incazzosa, c’è una poliziotta, cattivissima, pronta a entrare in azione e creare puzzle di ossa a suon di manganellate. Oh, sì, picchiami, fammi male e ammanettami sul letto. Un ragazzo le si avvicina, le stringe la mano e sfodera un sorriso a tremila denti. Chissà se gli si cariano.
L di L&L: “Grande, guarda il tipo che ci prova con la poliziotta!”
Io me la rido, ma non ci credo affatto. Le starà chiedendo cosa diavolo succede. Intanto il ragazzo continua a parlarle. Poi, un ufficiale, probabilmente il capoccia, fa un cenno d’intesa agli altri con il testone da idrocefalo. Subito i picchiatori professionisti sciolgono le linee e si infilano tutti dentro le camionette. Emergenza rientrata. O quasi. Perché il ragazzo – che, ne sono quasi certo, non può essere svizzero – segue in scia la gendarme e cerca, anche lui, di entrare nella camionetta. Purtroppo, gli va male, ma lui non demorde: si avvicina al finestrino, proprio dove è seduta la pulotta carina, e inizia a mandarle baci con la mano. La camionetta si allontana e lui rimane lì, a mandarle baci con la mano. La poliziotta, divertita, ride. Forse sta ancora ridendo. O magari no, magarari è nata una nuova storia d’amore.
Ora, fatemi capire: ci sono una quindicina di poliziotti in assetto anti guerriglia, muniti di manganello, pistole e fucili lancia lacrimogeni. Potrebbe scoppiare l’inferno da un momento all’altro, sodoma e gomorra, il giorno del giudizio, il figlio di Bossi ministro dell’Istruzione. Tutto potrebbe succedere. E un ragazzo va dalla pupa in uniforme e cerca di rimorchiarla?!! Alcune considerazioni:
- Il ragazzo è un genio, chiaramente
- Non eravamo sotto effetto di allucinogeni
- Dobbiamo conoscerlo
- Bersani dopo le elezioni regionali e amministrative: “Non canto vittoria, ma non accetto neppure che si parli di una nostra sconfitta”. Non c’entra un cazzo, ma è la battuta più divertente che c’è in questo post
Purtroppo, il ragazzo si è dileguato in pochi secondi e non siamo riusciti a esaudire l’imperativo categorico espresso al terzo punto. Peccato.
Come definire la scena a cui abbiamo assistito? Surreale, ma sono proprio cose come queste che mi fanno pensare che, a volte, la vita può essere piuttosto divertente. Con L di L&L ho passato i successivi due giri di birra a ripensare all’accaduto e a farmi delle grandi risate. E non avrei ancora finito, perché avrei da raccontare di breakdancer e di calci volanti, ma in un prossimo post, perché adesso voglio farmi un giro per Zurigo e vedermi quella cosa che la domenica mi capita molto raramente di vedere e che, a volte, può essere così bella. La luce. Buona settimana!
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