La mia vicina di casa parla fluentemente tedesco, inglese, francese, italiano, spagnolo più qualche altra
lingua che non ricordo. L’inuit e il mapudungun, forse. Io sbiascico qualcosa in inglese, francese e tedesco. Tre parole di
ebraico. Sbiascico pure in italiano, ma solo dopo il quarto cuba libre. La mia vicina di casa è
diplomata in flauto barocco. Da qualche mese ha iniziato a suonare
il clarinetto. All’inizio pensavo ci fosse una
mucca nascosta nel suo appartamento. Possibile, siamo in Svizzera. Poi, mi è parso di udire la
sirena di una nave. Questo, lo ammetto, è più complicato. Un giorno l’ho incontrata sul pianerottolo e mi ha spiegato che faceva pratica con il clarinetto. Mi sono tranquillizzato, non amo avere una stalla dietro il mio letto. E nemmeno un porto coi camalli.
Io strimpello la chitarra e suono, male, il pianoforte, però quando chiudo le mani e ci soffio dentro, sono un musicista di tutto rispetto. La mia vicina di casa è una ragazza tutta casa e famiglia. Ecco, della famiglia non ne so gran che, ma alla
casa ci tiene eccome. Lava, pulisce, stracci, mocio, spugna, dai la cera togli la cera metti l’apostrofo e allora c’era. Cose così.
La mia vicina di casa ha grandi aspirazioni. E infatti, aspira. Diamine, se aspira! Il sabato mattina. Tutti i sabati mattina. Alle nove. Quando il sottoscritto, adagiato nel suo sarcofago, è in quello stato vegetativo noto come coma vigile. Uno stato che, il sabato mattino, preferirei prolungare il più possibile. Ma non posso, perché la mia vicina di casa, la poliglotta, la polistrumentista,
deve passare l’aspirapolvere. Dal rumore che fa, poi, non deve essere un aspirapolvere comune, ma qualche
congegno progettato alla NASA. Un aspirapolvere stellare. Un buco nero casalingo. Un elettrodomestico gravitazionale. Secondo me, se non ci fa attenzione, un giorno mi risucchia tutta la stanza. Adesso mi si è pure fidanzata. Così, il sabato mattina, alle nove, aspira e parla. Ride. Parla, parla. Anche lui parla, ride. E poi non parla più. Anche lui. Aspirato.
Nessun commento:
Posta un commento