A volte bisognerebbe prendere delle decisioni. Per esempio, l'altra sera, quando le parole hanno incominciato a sciogliersi sulla lingua dando alle papille gustative quel tipico sapore dell'ubriacatura, avrei dovuto accomiatarmi e andarmene spedito a casa. Purtroppo, anche i pensieri erano sbiascicati. Così, mi sono tenuto impegnato fino alle prime ore del mattino alternandomi tra la pista da ballo e il bancone del bar. Alla fine l'unica cosa che riuscivo a muovere ancora con una certa classe era la mano, che scandiva il tempo di un'invisibile orchestra, battere e levare. E a un certo punto sì che mi sono levato dalla circolazione. Ho ritirato la giacca e, a gambe lunghe ma non particolarmente distese, mi sono avviato verso casa che la dritta via era smarrita. Un percorso in obliquo. E' stato allora che mi sono accorto che il mio iPod non era dove avrebbe dovuto essere. Al suo posto, nella tasca interna del giubbotto, dei fazzoletti di carta. Ho provato a infilarmeli nelle orecchie, ma non ha funzionato. "Cazzo, mi hanno rubato l'iPod", il mio primo pensiero, neanche particolarmente acuto, postato subito su Facebook con un giro di parole che Shakespeare mi avrebbe sicuramente invidiato, se solo avesse ingerito la mia stessa quantità di vodka. Più che altro, in quel momento, mi sentivo il personaggio di una tragedia: il 'Mac-beth'. La vita non è altro che un'ombra che cammina senza il mio amato iPod! Il desolante sconforto è durato solo il tempo di un breve e agitato sonno gravato da penosi dolori lombari che mi hanno ricordato il motivo per cui ho scritto una tesi di laurea contro lo scetticismo radicale. Quella è gente che non ha mai sofferto di mal di schiena, fidatevi. Una telefonata mi ha risollevato il morale. Niente furto, il prezioso contenitore musicale è stato ritrovato in stato confusionale nell' appartamento in cui, la sera prima, si era svolta la festa. Pare stesse riproducendo canzoni di Al Bano, contribuendo così alla perforazione dei timpani del vicinato. Lieto fine da commedia americana, catarsi aristotelica, scrivo il post. Tutta la vicenda, in realtà, mi ha fatto proprio venire in mente il cinema. L'effetto colonna sonora dell'iPod sul nostro quotidiano. Steve Jobs, imprenditore sicuramente geniale e visionario, non ha fatto altro che portare avanti e perfezionare, grazie anche alle tecnologie sempre più sofisticate, l'idea - quella sì geniale - commercializzata nel 1979 dalla Sony. Il walkman. Per la prima volta le persone avevano la possibilità di portarsi in giro la musica che amavano. E rompere le palle alla gente tenendo il volume posizionato sempre su dieci. Passeggiare in campagna sentendo la sesta di Beethoven. Commuoversi davanti a un tramonto mentre Paul McCartney ti canta 'Yesterday' proprio dentro la membrana timpanica. Che scene orribilmente melense. Effetto colonna sonora. Per questo ho sempre invidiato i personaggi dei film. Eccoli lì, che si stanno per baciare, e intanto il dolby surround spara una fucilata di archi che farebbe nascere della passione amorosa anche per uno scarafaggio. Be', magari uno scarafaggio con due belle tette. L'attrice apre la porta. La porta cigola. Musica seriale contemporanea: o dietro c'è l'assassino, o il vicino che ti dice che Pierre Boulez gli ha rotto i coglioni. La vita reale è diversa. Ascolto il concerto di Bach per due violini, archi e basso continuo in re minore e mi vedo arrivare un tizio con tre piani di capelli che sputa con veemenza per terra, corrodendo il marciapiede. Frank Sinatra ce la mette tutta con il suo tipico stile da crooner, ma invece di ballerini che spuntano dal cielo planando con degli ombrelli e che iniziano a ballare, là, su quella panchina, c'è un tizio con un impermeabile. Con questo sole?! Non funziona. Sarebbe bello, però, avere una colonna sonora per i vari momenti della giornata. Ti svegli e parte 'Il mattino' del Peer Gynt. O la marcia funebre di Chopin, visto che oggi è lunedì. Entri in ufficio con la cavalcata delle Valchirie. Effetto scena assicurato. Arriva il capo, attacco della quinta di Beethoven: ta ta ta ta!. Vai a correre, secondo movimento della nona di Beethoven. Energia, energia. Vuoi conoscere una ragazza? Con Nimrod di Elgar, dall'Enigma Variations, i preliminari li salti direttamente. Apro parentesi: perché in discoteca non mettono più i lenti? Lancio una campagna a favore del ripristino del lento in discoteca. La vita era più facile. Lento è meglio. Mi sembra uno slogan perfetto soprattutto per la lega a supporto delle lumache. Invece, ora, durante l'approccio amoroso, bisogna avvicinarsi il più possibile alla persona scelta come povera vittima - cosa già non facile, soprattutto se lei è fidanzata - e incominciare a urlarle nell'orecchio con tutta la forza che si ha, sperando che riesca a sentire qualcosa in mezzo alla cacofonia che esce dalle casse e che qualcuno ha definito 'musica elettronica'. Di solito i primi dieci minuti sono uno scambio reciproco di 'Eh?':
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