venerdì 24 aprile 2009

Formiche operaie ovvero l'esproprio del mio appartamento


Otto e un quarto, suona la sveglia. Otto e venti, suona la sveglia. Otto e venticinque, e quanto cazzo suona questa sveglia?!! Mi alzo, piscio due litri di birra della sera prima, torno in camera, apro un occhio e poi pure l'altro. Qualcosa attrae la mia attenzione e non è una quarta abbondante: sul pavimento... Guardo meglio... sembrano... sono... formiche!!! In momenti come questo non serve pensare, bisogna agire. Afferro una scarpa e pam, stecchita! Pam pam, stecchite! Pam pam pam pam: è una strage. Missione compiuta. Apro l'armadio: formiche. Nanutissime, microscopiche formiche in fila indiana si muovono tra magliette, jeans e camicie. Che stronze, fuori im-me-dia-ta-men-te. Niente, non mi ascoltano. Chiudo l'armadio. Altre formiche. Si moltiplicano. Si riproducono. Stronze. Mi sposto in cucina. Formiche dovunque: sul tavolo, sopra le mele, sotto le mele but the apple is on the table, sul frigorifero, dentro il frigorifero, sopra i fornelli. La cosa peggiore è che sono formiche svizzere. Fanno cucù, ne sono certo. Vado all'agenzia immobiliare. Espongo il mio problema. Dettagliatamente. Li rendo partecipi. Ridono. Rido anch'io, ahahah. Esco, non c'è un cazzo da ridere. Vado in banca, pago tre mesi di deposito per l'affitto del nuovo appartamento. La cassiera non ride, ma potrebbe farlo. Io non rido e non potrei farlo. Attendo alla fermata del tram. Penso. Penso alle formiche. Penso che mi spacco il culo tutto il giorno per pagare l'affitto e comprarmi qualcosa da mangiare mentre loro sono là che scorrazzano divertite per il mio appartamento, sui miei vestiti, sul mio cibo. E' proprio vero che non ci sono più le formiche di una volta...

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