lunedì 15 giugno 2009

Il pranzo sul Cisalpino sarà servito con quindici minuti di ritardo, ci scusiamo per il disagio


Partire è un po' morire. Partire il lunedì mattino lo è davvero. La consolazione è che, una volta sistemata la valigia e individuato il proprio posto, ci si può tranquillamente abbandonare a tre ore e quaranta di sonno, ritardo più, ritardo meno. Sì, perché il Cisalpino delle nove e dieci del mattino va diretto a Zurigo. Niente scomodi cambi a Lugano. Così, mi preparo: iPod e corso di tedesco, sicuro che mi addormento entro dieci minuti. Peccato l’annuncio.“Ricordiamo a tutti i viaggiatori che questo treno termina la sua corsa a Lugano. I viaggiatori diretti a Zurigo troveranno la coincidenza sulla stessa piattaforma”Ma come, da quando?! Spengo l’iPod, chiudo il libro: se qui mi addormento, sono rovinato. Intanto maledico il Cisalpino, Trenitalia e, già che ci siamo, pure gli svizzeri. La ragazza davanti a me non capisce una parola di italiano e continua a leggere, beata, il suo Harry Potter. A me, invece, esce il fumo dalle orecchie. Passano tre minuti. Altro annuncio.“Ci scusiamo, ma l’annuncio di prima era sbagliato. Questo treno prosegue fino a Zurigo e si ferma a Como, Chiasso, Lugano, Bellinzona, Arth-Goldau e Zug”L’importante è che si decidano. La ragazza davanti a me legge sempre, beata nella sua ignoranza. Io riavvio l’iPhone. Riapro il libro, eins, zwei, polizei. Tempo cinque minuti e il treno si ferma. Si ferma e non si muove. Catatonico. Terzo annuncio. “Causa guasto a passaggio a livello, il treno subirà un ritardo di quindici minuti”: certo, un ritardo di quindici minuti sul ritardo.La palpebra si fa pesante, molto. È ora. Peccato che una ciurma di bambini tra i sei e i dieci anni continuino a correre, urlando, da un vagone all’altro. Piccoli bastardi. Mi giro e mi rigiro.Devo essermi addormentato. Quando riapro gli occhi vedo uno di quei bambini piegato di fianco a me. Sta vomitando. Una cosa così mi ricordavo di averla vista solo ne “L’esorcista”: ragazzi, che potenza di getto. Un mostro. Mi giro dall’altra parte, ormai rassegnato. Quando arrivo a Zurigo il treno ha accumulato un ritardo di quaranta minuti. Scendo, il tempo fa schifo, un signore mi passa il trolley sul piede. Ed è solo lunedì, cazzo!

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