venerdì 11 settembre 2009

C'è chi si adatta e chi no


Io ho un problema e non è l’ipocondria. Almeno, non solo. Tempo fa mi sono abbonato a cablecom, svizzero fornitore di servizi internet, programmi digitali e via cavo. L’offerta televisiva non manca: canali svizzeri, tedeschi, francesi, italiani, inglesi, americani, turchi – sì, proprio quelli che fumano tanto –, serbi, croati, russi, polacchi, ungheresi e persino un canale coreano. È bello non capire niente in tante lingue, ti dà quel senso di ignoranza globalizzata. La sera mi sdraio sul divano e rimango così, ipnotizzato davanti allo schermo, lo sguardo vagamente ebete. Ora, ci sarebbe anche la possibilità di ordinare, su richiesta e a pagamento, dei film. Il catalogo è piuttosto variopinto: da “Madagascar” a “Lei suona il piano, lui la tromba”. Già, peccato che abbia tentato in tutti i modi, senza successo, di ordinarne uno – Sbatman e Trombin mi ispirava molto. Che fare? Chiamiamo il servizio clienti.


“Per il tedesco digitare uno. Per il francese, digitare due. Per l’italiano, digitare tre. Per il bagno, sempre in fondo a sinistra”. Dopo una decina di minuti di attesa durante i quali sono riuscito a imparare a memoria “Home” di Michael Bublé, posso finalmente parlare con un operatore, a cui espongo minuziosamente il problema.

Ha per caso l’adattatore VOD?”, mi domanda, con un accento che farebbe invidia a Huber, Gervasoni e Rezzonico. Di brutto brutto butto, eh!

“Eh?!”, ma avrei potuto solo scrivere “?!”, solo che al telefono viene male.

“Video on demand, è un adattatore fatto apposta per questo tipo di servizio”

“Non credo. Ho un adattatore, ma non so se sia VOD o no”

“Può controllare?”“Non sono a casa in questo momento”

Com’è il suo adattatore?”

Boh, com’è? Carino? Insomma, l’andazzo è questo per altri cinque minuti. Il VOD, comunque, non ce l’ho. L’operatore dice che me lo invierà a breve per posta. Meno male, potevo rimanere offeso!


Tornato dalla settimana milanese, trovo un foglietto nella cassetta della posta. Viene da cablecom, devo andare in posta a ritirare il VOD. E così faccio: vado, ritiro, trono a casa e apro la busta. Eccolo qui, il famigerato VOD. Lo attacco alla presa, poi prendo i cavi del modem e del decoder e… e niente. Non entrano. Spingo, ma non ne vogliono sapere. Le provo tutta, anche con la vaselina, ma ho la sensazione che ci sia qualcosa che non va. Anzi, ne ho la certezza. Non mi resta che andare fisicamente al servizio clienti e chiedere delucidazioni.


Il giorno dopo, uscito dall’ufficio, mi reco al servizio clienti, situato al primo piano di un negozio di elettrodomestici. Dopo aver superato con coraggio un’ardua rampa di scale, percorro alcuni metri fino a quando mi ritrovo davanti un bancone con la scritta “cablecom”. Che sia questo? Dietro al bancone un tizio paffutello sulla quarantina, con più peli nel naso che in testa, sta cercando di capire se sia meglio cedere all’abbiocco, decifrabile dal suo sguardo vispo, o continuare a sfogliare il giornale. Per non farlo consumare nel dubbio, arrivo in suo soccorso:

“Do you speak English?”

“Nein”Ah. Momento di panico. E adesso, come glielo spiego tutto l’ambaradan? Posso chiedergli come sta, dov’è la fermata del tram o se ha voglia di darmi un altro bacio, ma come gli spiego di cavi, prese e adattatori?

“I can translate for you”

Mi volto. Il mio salvatore ha le sembianze di un biondo ragazzo che, a sua volta, sta aspettando il turno per lamentarsi con cablecom. Inizio a esporgli il caso. Lui, mano sull’auricolare, traduce. Non capisco una parola, ma credo che dica qualcosa del tipo: “Sono molto onorato di essere qui, amo il vostro paese, w la pace nel mondo”. L’impiegato rotondetto annuisce col testone. “Ja, ja”. Poi, inizia il suo monologo pieno di ch, tz e unt. Stavolta, ad annuire sono io. “Yes, yes”. Il ragazzo mi spiega che quello di cui ho bisogno sono degli adattatori per le prese dell’adattatore. Ah! Un meta adattatore, fichissimo, sehr gut!


Venti minuti più tardi sono a casa con i miei due fichissimi adattatori. Super fichissimi. Infilo l’adattatore nella presa. Infilo gli adattatori nelle prese dell’adattatore. Non entrano. Riprovo. Non entrano. Spingo. Non entrano. Ma… ma i super fichissimi adattatori? Ma… ma vaffankulen!!!

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