lunedì 17 maggio 2010

Il Maggerone di Higgs

Nel 1964 Peter Higgs, fisico scozzese, teorizzò l’esistenza del bosone – da non confondere con il busone, il cui campo di applicazione è, nello specifico, il buco nero –, una particella elementare che renderebbe possibile la massa nell’universo. Il bosone di Higgs, noto anche come la Particella di Dio, è solo un’ipotesi, in quanto non è mai stato osservato sperimentalmente. In teoria, potrebbe essere una delle prossime scoperte ottenute grazie al Large Hadron Collider del CERN. Per il momento, rimane una speranza. Tuttavia, non molti sanno dell’esistenza di una particella molto più importante che fu osservata qualche decennio prima dal papà di Higgs, Piersilvio Higgs: il Maggerone di Higgs.

Tanto tempo fa – no, non quando l’Inter vinse la Coppa dei Campioni, quello è ancora più tempo fa – un gruppo di scienziati, desiderosi di conoscere il mistero dell’Universo, si recarono in una città conosciuta come Zurigo alla ricerca di un posto dove poter appoggiare il proprio fisico sedere e nutrire il corpo con generi alimentari indigeni. Il tipico ristorante svizzero. I quattro, convinti di dover affrontare una semplice fondue o delle innocue raclette, non sapevano ancora a cosa stavano andando incontro. Aprirono il menu e videro una lista infinita di Maggeroni. Il profano, nell’abisso della sua ignoranza, potrebbe pensare che si tratti di normale pasta. Invece no. Il Buddha, sotto l’albero della Bodhi, raggiunse il Nirvana proprio quando ne intuì la sostanziale differenza. L’Illuminato. Neo riuscì a sconfiggere Matrix proprio grazie al Maggerone. Il velo di Maya è crollato. Così, i nostri protagonisti si immersero nella lettura. Alpenkalb maggerone. Sì, così nacquero le Alpi. Arbeiter maggerone, perché il maggerone nobilita l’uomo. Tessiner maggerone. Il canton Ticino. Ora capite il perché di quell’accento. Harakiri maggerone. Se solo avesse saputo, Yukio Mishima ci avrebbe pensato due volte prima di commettere in diretta televisiva quel tristemente tragico suicidio rituale. I quattro scienziati esaminarono tutte le possibiltà prima di prendere una decisione. Che fu presa. Intanto, due di loro cercavano di attrarre verso di sé l’orbita della cameriera. Ignoravano, gli ingenui, che l’ultimo che aveva provato ad adottare questa tecnica era stato ritrovato mesi dopo a vagare in stato confusionale nelle montagne elvetiche convinto di essere un mufflone. Il Maggerone non perdona. Pochi secondi di attesa – perché il tempo, davanti al maggerone, si curva – e i pentoloni pieni della particella originaria vennero portati in tavola. “Mai, scorderai, l'attimo,la terra che tremò. L'aria, si incendiò, e poi, silenzio”. In religioso silenzio, appunto, iniziarono a mangiare, mentre le ore, i giorni, gli anni passavano. E loro, tetragoni ai colpi di ventura, continuavano a nutrirsi dell’origine di tutte le origini. Bereshit bara Elohim et hashamayim ve'et ha'arets: in principio il Maggerone creò il cielo e la terra. Rabbi Akiva non era d’accordo sull’interpretazione, ma si sa, lui preferiva la fondue. E mentre assaporavano il brodo primordiale, ebbero una visione. Un acceleratore nucleare. Due mucche. Sì, perché fu proprio così che Piersilvio Higgs scoprì LA particella. Costruì artigianalmente un acceleratore nucleare, ci infilò dentro due mucche e le fece girare alla velocità della luce fino all’inevitabile scontro. Dalla prima collisione nacque l’UBS. Di gran lunga peggio dell’ipotesi del buco nero in grado di risucchiare il pianeta. Dalla seconda collisione nacquero i format televisivi di Maria de Filippi. Con la terza collisione, finalmente, Higgs riuscì a ricreare il Maggerone, che gli apparve sotto le sembianze di Gisele Bundchen, ma si sa, gli acidi, a volte, giocano dei brutti scherzi. Ora era tutto chiaro. Il Big Bang. La gang bang. L’ultimo teorema di Fermat. I déjà vu. La trama di Lost. Perché le donne vanno sempre in due al bagno.

Quando si riebbero da questa surreale esperienza mistica che tanto sarebbe piaciuta a Emanuel Swedenborg, niente era più come prima: L di L&L ora era l’altro L di L&L , l’altro L di L&L ora era la L che aveva raggiunto a Zurigo l’altro L di L&L, la L che aveva raggiunto a Zurigo l’altro L di L&L ora era L di L&L. Unica eccezione, il quarto scienziato, svuotato di ogni neurone, era sempre lo stesso, dato che X per 0 è sempre uguale a 0 per qualunque X finito. Fortuna che il conto li riportò alla solida realtà, per il teorema indimostrabile che il conto va sempre tenuto in conto.

Spero che questo post abbia aperto le vostre menti. Almeno un po’. Vi terrò informati sul destino che attende i nostri protagonisti. Dovete sapere, infatti, che il Maggerone è subdolo e latente: rimane silente nel corpo ospitante fino a quando… Be’, per il momento evito di tediarvi. Sappiate solo che sull’argomento ci hanno già girato un film. L’esorcista. Buona settimana a tutti!!!


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